1. La mastopessi con impianti mammari
2. Scelta del tipo e volume degli impianti
3. Scelta del tipo di mastopessi
-
La mastopessi periareolare
-
La mastopessi verticale
-
La mastopessi “ad ancora”
4. FAQ

1. La mastopessi con impianti mammari
In capitoli precedenti abbiamo trattato dell’intervento di mastoplastica additiva per aumentare le dimensioni del seno attraverso l’inserimento di appositi impianti e dell’intervento di mastopessi per correggere la ptosi o caduta e afflosciamento del seno. Non raramente le due condizioni di seno piccolo e afflosciato (ptosico) sono presenti insieme, anche perché le già citate condizioni di gravidanza, allattamento, variazione di peso, possono produrre sia una caduta del seno che una sua riduzione di volume. Abitudine al fumo e predisposizione genetica sono altri due fattori che possono rendere i tessuti del seno più deboli e incapaci di far fronte agli stress dell’invecchiamento.
Pertanto molte donne possono essere interessate a prendere in considerazione una combinazione di entrambi gli interventi, che possono essere eseguiti in una sola seduta operatoria. L’intervento di mastopessi con impianti restituisce tonicità al seno al tempo stesso aumentandolo di volume.
L’intervento di mastopessi con impianti comporta due fondamentali decisioni, che devono essere prese dal chirurgo in accordo con la paziente: la scelta del tipo e del volume degli impianti; la scelta del tipo di mastopessi (periareolare, periareolare+verticale, ad ancora o T invertita).
2. Scelta del tipo e volume degli impianti
La scelta della dimensione dell’impianto è personale e va fatta tenendo conto del risultato che la persona che si sottopone a intervento vuole ottenere. Il chirurgo aiuta in questo momento cruciale mettendo in campo la sua competenza e la sua esperienza. Viene chiesto alla paziente quale sia l’aumento di seno desiderato; questo deve essere tradotto in volume di impianti da utilizzare (1 taglia = 150 cc o grammi). Durante la visita vengono utilizzati impianti di prova che simulano l’aspetto che il seno assumerà dopo l’intervento. L’aspetto più importante da tenere in considerazione per quanto riguarda l’aspetto tecnico è dato dal tipo di tessuto: se la pelle è sottile e il tessuto mammario che copre l’impianto è scarso non può essere usato lo stesso impianto che può usare chi ha tessuto più abbondante ed elastico; similmente vanno tenuti in considerazione dimensioni del torace, peso e altezza della persona, corporatura (longilinea, brevilinea). Quando alla mastopessi si associa la mastoplastica additiva è importante non eccedere nel volume e nel peso degli impianti: impianti molto grandi e quindi pesanti accrescerebbero notevolmente la tensione sulle cicatrici già tese per l’intervento di sollevamento del seno. In conseguenza di ciò si potrebbero verificare complicanze quali allargamento delle cicatrici, deiescenza delle cicatrici, ritardo di guarigione, più precoce formazione di ptosi con necessità di revisione della mastopessi e/o delle cicatrici. Il fenomeno del “bottoming out” (discesa degli impianti al polo inferiore del seno, al di sotto della posizione desiderata).
(link a tipo di impianti***)
3. Scelta del tipo di mastopessi
La scelta del tipo di intervento è fra tre possibilità tecniche la cui appropriatezza dipende dal grado di caduta, o ptosi, esistente, dall’eventuale presenza di asimmetria fra i seni, nonché come è ovvio anche dai desideri della paziente. Generalmente più il seno è cadente, più ampia dovrà essere la chirurgia. L’approccio chirurgico utilizzerà una di queste tre possibili tecniche:
- La mastopessi periareolare rimuove un piccolo cerchio di pelle attorno all’areola (la parte di pelle più pigmentata che circonda il capezzolo). Con questa tecnica si sposta il capezzolo in posizione più alta, lasciando attaccati a questo nervi e vasi sanguigni. La pelle rimanente è suturata attorno all’areola, col risultato di un seno sollevato e stirato. Questo metodo è il meno invasivo, ed è appropriato per donne con un piccolo grado di ptosi dei tessuti che necessiti solo di una piccola correzione. La cicatrice risultante è posizionata al confine fra la pelle del seno e quella dell’areola: ciò consente di ridurre al massimo la visibilità della cicatrice, in particolare modo con la tecnica della dermopigmentazione (tatuaggio semipermanente) con cui viene coperta la cicatrice colorandola in maniera simile all’areola (****link a cura delle cicatrici).
- La mastopessi verticale utilizza un’incisione che circonda l’areola e scende poi verticalmente. L’aggiunta di un’incisione verticale consente la rimozione di una maggior quantità di pelle e di tessuti dalla parte bassa del seno. Questo metodo consente la correzione di una ptosi di grado moderato e comporta una cicatrice più estesa rispetto all’incisione periareolare ma più ridotta rispetto all’incisione “ad ancora”. Puoi essere una buona candidata a questo metodo se il tuo seno è caduto ma non troppo, e il capezzolo è posizionato poco sotto il solco inframammario. Questo metodo funziona bene se non è troppo grande la distanza fra il capezzolo e il solco inframammario. Con questo tipo di incisione si può: elevare la posizione del capezzolo; ridurre le dimensioni dell’areola; tendere il seno in direzione orizzontale.La tecnica prevede prima l’inserzione dell’impianto mammario (****link ), poi il disegno dell’eccesso di pelle da rimuovere; di solito è una losanga che parte da un punto superiore all’areola (sarà la futura posizione dell’areola) (****link disegno) e scende fino al solco inframammario. L’ampiezza della losanga dipende dalla quantità di pelle da rimuovere. Esiste un “pinch test” (esame fatto con due pinze) che consente di misurare accuratamente l’eccesso di pelle di ogni singolo seno, in modo da personalizzare al massimo il tipo di intervento. Il disegno viene completato marcando la linea di incisione attorno all’areola, tenendo conto eventualmente della volontà di rimpicciolirla. Il passo successivo è la disepitelizzazione dello strato superficiale di cute all’interno del disegno effettuato. Infine viene spostata l’areola verso l’alto ed effettuata la sutura.
- La mastopessi “ad ancora” (o a “T invertita”) utilizza la stessa incisione della mastopessi verticale con l’aggiunta di un’incisione curva lungo il solco inframammario, nella parte inferiore del seno: ne risulta un profilo “ad ancora” o a “T rovesciata”. Questo è il tipo di incisione più comunemente usato negli interventi di mastopessi, dato che corregge anche i gradi di ptosi più severi. Attraverso un’incisione più ampia viene rimossa una quantità maggiore di pelle ed è consentito un maggiore rimodellamento dei tessuti mammari col risultato del massimo grado di sollevamento (o lifting) e stiramento del seno, in linea con quanto richiedono la maggioranza delle pazienti che si sottopongono a questo intervento. La mastopessi ad ancora permette di: elevare la posizione del capezzolo; ridurre le dimensioni dell’areola; tendere il seno in ambedue le direzioni, orizzontale e verticale; correggere la posizione del seno sul torace se necessario.Dopo avere inserito gli impianti mammari viene marcato il disegno della pelle da rimuovere, partendo dal disegnare la linea sul solco inframammario: se i seni sono simmetrici si usano le linee già esistenti del solco inframammario, se c’è una asimmetria è questo il momento di correggerla.Il passo successivo consiste nel disegnare la nuova posizione del capezzolo in un punto situato superiormente e misurare poi con un “pinch test” (esame fatto con due pinze) l’esatta quantità di cute in eccesso da rimuovere. Poi si disegna attorno all’areola una linea di incisione circolare considerando eventualmente la possibilità di ridurne le dimensioni. Gli ultimi passaggi sono rappresentati dalla disepitelizzazione e dall’innalzamento dell’areola, e infine dalla sutura, eseguita a strati con punti riassorbibili.
La mastopessi è intervento che può fare apparire il tuo seno di vari anni più giovane, con relativi benefici estetici e psicologici. Nelle FAQ seguenti troverai risposta alla maggior parte delle domande che ti puoi fare, incluse le modalità per ridurre la visibilità delle cicatrici.
Per una discussione personalizzata puoi contattare direttamente il dottor Paganelli per una visita durante la quale discuterà con te tutte le possibili opzioni chirurgiche.
4. FAQ
Consiglio comunque di andare alla Galleria di foto post-operatorie per rendersi conto direttamente di come saranno gli esiti dell’intervento riguardo alla permanenza di cicatrici.
• Mantenere stabile il peso corporeo (aumenti e perdite di peso rappresentano le principali minacce alla stabilità del risultato).
• Non scegliere impianti mammari troppo grandi. La durata del risultato di una mastopessi è inversamente proporzionale al peso del seno, quindi impianti di maggior volume provocheranno una maggiore tensione dei tessuti con una peggiore qualità delle cicatrici e una più precoce “caduta” del seno.
• Utilizzare reggiseni durante il giorno e in particolare reggiseni sostenitivi durante l’attività ginnico-sportiva.
• Astenersi dal fumo. E’ dimostrato che il fumo provoca un accelerato invecchiamento cutaneo e di conseguenza una riduzione di durata dei risultati della mastopessi.
La considerazioni di cui sopra non controindicano in modo assoluto una gravidanza dopo intervento; tuttavia se una paziente ha in programma gravidanze future è necessario che si bilancino con grande attenzione costi e benefici, e che ci si renda consapevoli della possibile necessità di una ulteriore revisione chirurgica dopo la gravidanza.
Fatte queste premesse, si può indicativamente dire che circa l’80% delle pazienti è in grado di riprendere un lavoro d’ufficio dopo 1-2 settimane dall’intervento, con progressivo recupero fino alla possibilità di svolgere lavoro fisico pesante e attività sportiva dopo circa 10-12 settimane.
A causa del rischio di sanguinamento connesso ad ogni tipo di chirurgia è consigliabile astenersi da tutte le attività che possano aumentare pressione sanguigna e battito cardiaco (attività intensa, sollevamento di pesi) per almeno due settimane dopo l’intervento.
Inoltre per sollevare il seno è necessaria una incisione della cute e dei tessuti periareolari nonché quasi sempre anche del polo inferiore del seno. Questo comporta una interruzione di parte dei piccoli nervi sensitivi del capezzolo e della cute del polo inferiore del seno con conseguente diminuzione della sensibilità di queste aree. Con il passare del tempo si verifica un processo di reinnervazione spontanea che porta a un recupero di buona parte della sensibilità. Tale recupero però non sempre è completo e può essere molto diverso da persona a persona; a volte può permanere una differente sensibilità a destra rispetto a sinistra.