1. La mastopessi

La forza di gravità, cui tutti siamo sottoposti, esercita sui tessuti del seno una tensione verso il basso che con l’andare del tempo può portare a un seno floscio e cadente. Gravidanza, allattamento, e soprattutto frequenti variazioni di peso in aumento o in diminuzione possono aggravare questa tendenza. Abitudine al fumo e predisposizione genetica sono altri due fattori che possono rendere i tessuti del seno più deboli e incapaci di far fronte agli stress dell’invecchiamento.

La mastopessi, conosciuta anche come lifting o sollevamento del seno, è un intervento che consente di correggere gli effetti dell’invecchiamento della pelle, restituendo al seno un aspetto più giovanile.

L’intervento consiste nell’eliminazione dell’eccesso di pelle e nel rimodellamento dei tessuti mammari. Se si desidera anche un aumento di volume alla mastopessi si può associare un intervento di mastoplastica additiva, con inserimento di impianti mammari per ottenere un risultato più completo.

Durante la visita il dottor Paganelli discuterà con te tutte le possibili opzioni chirurgiche.

2. Scelta dell’intervento

stock-photo-95982023-breast-cancer-surgery-doctor-makes-dotted-line-on-female-body-Il dottor Paganelli deciderà come affrontare l’intervento di mastopessi a seconda del grado di caduta, o ptosi, esistente, e dopo avere discusso insieme a te con attenzione il risultato che si intende ottenere. Generalmente più il seno è cadente, più ampia dovrà essere la chirurgia. L’approccio chirurgico utilizzerà una di queste tre possibili tecniche:

  • La mastopessi periareolare rimuove un piccolo cerchio di pelle attorno all’areola (la parte di pelle più pigmentata che circonda il capezzolo). Con questa tecnica si sposta il capezzolo in posizione più alta, lasciando attaccati a questo nervi e vasi sanguigni. La pelle rimanente è suturata attorno all’areola, col risultato di un seno sollevato e stirato. Questo metodo è appropriato per donne con un piccolo grado di ptosi dei tessuti che necessiti solo di una piccola correzione.

La mastopessi verticale utilizza un’incisione che circonda l’areola e scende poi verticalmente. L’aggiunta di un’incisione verticale consente la rimozione di una maggior quantità di pelle e di tessuti dalla parte bassa del seno. Questo metodo consente la correzione di una ptosi  di grado moderato e comporta una cicatrice più estesa rispetto all’incisione periareolare ma più ridotta rispetto all’incisione “ad ancora”.

  • La mastopessi “ad ancora” utilizza la stessa incisione della mastopessi verticale con l’aggiunta di un’incisione curva lungo il solco inframammario, nella parte inferiore del seno: ne risulta un profilo “ad ancora” o a “T rovesciata”. Questo è il tipo di incisione più comunemente usato negli interventi di mastopessi, dato che corregge i gradi di ptosi più severi. Attraverso un’incisione più ampia viene rimossa una quantità maggiore di pelle ed è consentito un maggiore rimodellamento dei tessuti mammari col risultato del massimo grado di sollevamento (o lifting) e stiramento del seno, in linea con quanto richiedono la maggioranza delle pazienti che si sottopongono a questo intervento.

In generale, bisogna tenere presente che una mastopessi non aumenta il volume complessivo del seno. Il fine primario è il rimodellamento della forma. La mastopessi è un intervento che può fare apparire il tuo seno di vari anni più giovane, con relativi benefici estetici e psicologici.

Nelle Domande frequenti che seguono si possono trovare le risposte alla maggior parte delle domande che ti puoi fare, incluse le modalità per ridurre la visibilità delle cicatrici.

Se sei interessata a saperne di più su questo tipo di chirurgia il consiglio è quello di contattare il dottor Paganelli e richiedere una visita personalizzata.

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3. FAQ

L’intervento di aumento di seno o mastoplastica additiva accresce la dimensione del seno ma non corregge la ptosi ovvero la “caduta” del seno. Al contrario la mastopessi corregge la ptosi del seno lasciando inalterate le dimensioni. In molti casi, specialmente quando donne con seno piccolo vanno incontro a gravidanze, allattamento, perdita di peso, può accadere che entrambi i tipi di correzione siano indicati. L’intervento di mastopessi con impianti consente di ottenere entrambi i tipi di correzione con un unico intervento.
Le cicatrici chirurgiche sono inevitabili e permanenti. Tuttavia una lunga serie di accorgimenti tecnici fa sì che la visibilità della cicatrici sia ridotta al minimo. La serie di accorgimenti tecnici include: una buona tecnica chirurgica con il corretto posizionamento delle cicatrici in aree dove sono meno visibili come solchi cutanei (esempio solco inframammario) o al confine fra due diversi tipi di cute (esempio cicatrice periareolare), la corretta tensione fra i margini dei due lembi cutanei, l’uso di fili di sutura adeguati, l’utilizzo di colle chirurgiche per coprire le incisioni, medicazioni adeguate nel periodo post operatorio fino a stabilizzazione completa delle cicatrici, dettagliate istruzioni di cura delle cicatrici da parte della paziente come l’utilizzo di gel o placche di silicone che rappresentano il golden standard nel trattamento delle cicatrici. Oggigiorno si è aggiunto l’utilizzo di laser frazionati non ablativi (esempio Fraxel ****link). Inoltre la cicatrice periareolare può perfettamente essere mascherata dopo 12-18 mesi dall’intervento con la dermopigmentazione dell’areola o tatuaggio semipermanente, che comporta una pigmentazione della cicatrice con lo stesso colore della cute dell’areola.
Il consiglio è di sfogliare la Galleria di foto post-operatorie per rendersi conto direttamente di come saranno gli esiti dell’intervento riguardo alla permanenza di cicatrici.
Il risultato di una mastopessi può durare molti anni. Ovviamente l’invecchiamento provoca di per sé lassità della pelle e non esistono procedure né tecniche chirurgiche che possano fermare questo processo. Si possono viceversa consigliare provvedimenti volti a mantenere il risultato più a lungo possibile. In particolare è importante:
1. Mantenere stabile il peso corporeo (aumenti e perdite di peso rappresentano le principali minacce alla stabilità del risultato).
2. Non scegliere impianti mammari troppo grandi. La durata del risultato di una mastopessi è inversamente proporzionale al peso del seno, quindi impianti di maggior volume provocheranno una maggiore tensione dei tessuti con una peggiore qualità delle cicatrici e una più precoce “caduta” del seno.
3. Utilizzare reggiseni durante il giorno e in particolare reggiseni sostenitivi durante l’attività ginnico-sportiva.
4. Astenersi dal fumo. E’ dimostrato che il fumo provoca un accelerato invecchiamento cutaneo e di conseguenza una riduzione di durata dei risultati della mastopessi.
Tutti i tipi di mastopessi richiedono un’incisione periareolare. Tale incisione è particolarmente profonda (coinvolgendo anche derma e tessuti ghiandolari) nella mastopessi completa con cicatrice verticale rispetto a quella con sola cicatrice periareolare. Questo comporta un coinvolgimento dei dotti galattofori, ovvero dei condotti che portano il latte dalla ghiandola mammaria verso il capezzolo. La loro incisione comporta una alterazione sia diretta sia indiretta, attraverso la formazione di tessuto cicatriziale, della funzione dell’allattamento. Pertanto non può essere assolutamente garantito che la funzione dell’allattamento si mantenga dopo l’intervento. In considerazione di ciò è importante che l’intervento di mastopessi venga eseguito se la paziente non ha in programma delle gravidanze. Tale raccomandazione è rafforzata dal fatto che una gravidanza successiva all’intervento di mastopessi può comunque influenzare negativamente i risultati estetici raggiunti.
La considerazioni di cui sopra non controindicano in modo assoluto una gravidanza dopo intervento; tuttavia se una paziente ha in programma gravidanze future è necessario che si bilancino con grande attenzione costi e benefici, e che ci si renda consapevoli della possibile necessità di una ulteriore revisione chirurgica dopo la gravidanza.
L’intervento di mastopessi dura da 1 ora e mezzo a 2 ore e mezzo a seconda della tecnica (periareolare, verticale e a T invertita in ordine crescente di durata) e delle differenze anatomiche individuali (esempio possibili asimmetrie).
Non solo è possibile ma è diventato anche abbastanza comune. Gli effetti negativi della gravidanza dal punto di vista estetico si manifestano principalmente a livello di seno e addome. L’associazione fra addominoplastica, con o senza liposcultura e/o lipofilling e mastopessi, con o senza inserimento di impianti mammari, è chiamata dagli autori anglosassoni Mommy makeover. La durata di questo tipo di chirurgia è di solito di 3-4 ore (5 ore nei casi più difficili).
E’ possibile utilizzare sia l’anestesia generale che la sedazione profonda. Questo può essere deciso caso per caso attraverso un confronto fra chirurgo, anestesista e paziente. Ambedue i tipi di anestesia permettono la dimissione della paziente in giornata grazie all’utilizzo della nuova tecnica anestesiologica TIVA (total intravenous anaesthesia), che utilizza farmaci ad emivita molto breve (ovvero rapidamente eliminati dall’organismo) con eccellente prevenzione della nausea che era provocata dai vecchi gas anestetici. Anche l’utilizzo della maschera laringea ha eliminato il fastidioso dolore alla gola conseguente all’intubazione. L’anestesia per la mastopessi è attualmente estremamente sicura in entrambi i casi, con scarsi o nulli effetti collaterali indesiderati.
Il grado di fastidio e di dolore che si prova dopo l’intervento varia da persona a persona. Innanzitutto è diversa la soglia del dolore. In secondo luogo hanno importanza le condizioni del seno: una donna che ha partorito e allattato è andata incontro a un precedente stiramento del tessuto mammario; avrà perciò meno dolore e fastidio, e dunque un recupero più rapido, rispetto a una donna che non ha mai partorito. Normalmente si raccomanda l’uso di antidolorifici e antinfiammatori per i primi 3-4 giorni dopo l’intervento, in seguito solo al bisogno. L’uso di antidolorofici e antinfiammari può utilmente essere protratto per 1-2 settimane per facilitare il riposo notturno.
Fatte queste premesse, si può indicativamente dire che circa l’80% delle pazienti è in grado di riprendere un lavoro d’ufficio dopo 1-2 settimane dall’intervento, con progressivo recupero fino alla possibilità di svolgere lavoro fisico pesante e attività sportiva dopo circa 10-12 settimane.
A causa del rischio di sanguinamento connesso ad ogni tipo di chirurgia è consigliabile astenersi da tutte le attività che possano aumentare pressione sanguigna e battito cardiaco (attività intensa, sollevamento di pesi) per almeno due settimane dopo l’intervento.
E’ sconsigliabile guidare nei giorni immediatamente successivi all’intervento a causa della ridotta funzionalità che l’intervento comporta. Il tempo di ricupero della possibilità di guidare l’automobile pur variando da persona a persona si situa generalmente fra 10 e 14 giorni dopo l’intervento.
A causa dell’aumentato rischio di sanguinamento vanno evitati gli sforzi fisici per le prime due settimane dopo l’intervento. E’ possibile percorrere qualunque distanza camminando ma senza forzare il passo. In seguito è possibile riprendere gradualmente attività fisica anche di tipo sportivo. Dopo 10-12 settimane quasi tutte le attività fisiche sono permesse, con esclusione di alcune attività fisiche estreme (sollevamento pesi agonistico, body-building) per le quali possono occorrere fino a 4 mesi di recupero.
Nessuna cicatrice può scomparire completamente e nessun chirurgo può garantire che saranno perfette ma anzi verranno fatte diverse raccomandazioni e prescrizioni che ti aiuteranno a migliorarne il risultato nel tempo. L’assestamento completo delle cicatrici (rossore, indurimento, ispessimento, lieve ipertrofia, tensione) in un adulto avviene in circa 12 mesi. Alcune pazienti, in particolare quelle con la pelle più scura, sono più soggette di altre a dare cattiva cicatrizzazione, in particolare ipertrofia, cheloide, alterazioni della pigmentazione. Va tenuto conto comunque che le cicatrici saranno posizionate in sede periareolare, verticale e nel solco sottomammario, dunque in posizione tale da renderle meno evidenti possibili. Molte tecniche inoltre possono essere messe in campo per trattarle in modo da ridurne ulteriormente la visibilità; in particolare l’utilizzo di gel al silicone o una piccola striscia di silicone adesivo da applicare sopra le cicatrici possono essere utili a questo fine, e rappresentano il golden standard del trattamento. Sono attualmente disponibili anche sofisticati laser non ablativi (es. Fraxel ****link). Dopo 12-15 mesi dall’intervento, con cicatrice completamente stabilizzata, la tecnica della dermopigmentazione (o tatuaggio semipermanente) può essere utilizzata per coprire e mascherare la cicatrice periareolare.
Per sollevare il seno è necessaria una incisione della cute e dei tessuti periareolari e quasi sempre anche del polo inferiore del seno. Questo comporta una interruzione di parte dei piccoli nervi sensitivi del capezzolo e della cute del polo inferiore del seno, con conseguente diminuzione della sensibilità di queste aree. Raramente si ha come conseguenza una ipersensibilità. Con il passare del tempo si verifica un processo di reinnervazione spontanea che porta a un recupero di buona parte della sensibilità. Tale recupero però non sempre è completo e può essere molto diverso da persona a persona; a volte può permanere una differente sensibilità a destra rispetto a sinistra.
Dipende non tanto dalla gravidanza quanto dall’allattamento. Bisogna aspettare da 3 a 6 mesi dopo la fine dell’allattamento: il seno, ingrandito dalla produzione di latte in occasione dell’allattamento, richiede del tempo per arrivare a una sua stabilità.
Evidentemente un seno con patologia tumorale non può essere sottoposto né a intervento di mastoplastica additiva né a intervento di riduzione mammaria o di mastopessi anche per il rischio di favorire una disseminazione tumorale. Pertanto fra gli esami da eseguire in fase preoperatoria è prevista l’ecografia per le donne fino a 40 anni e la mammografia per le donne di età superiore ai 40 anni. In caso di forte familiarità per cancro al seno si raccomanda di associare all’ecografia l’esame mammografico a partire dai 30 anni di età.
In chirurgia plastica ed estetica il fumo aumenta i rischi operatori sia a breve che a lungo termine soprattutto perché la pelle è uno dei tessuti maggiormente danneggiati dall’abitudine del fumo. Fumare (e perfino solo usare nicotina: cerotti alla nicotina, gomme e caramelle alla nicotina, sigaretta elettronica con ricariche di nicotina) ha un potente effetto vasocostrittore, che rallenta il flusso sanguigno. I tessuti periferici, specialmente la cute, risentono particolarmente di questo effetto. L’abitudine al fumo accelera l’invecchiamento cutaneo riducendo la capacità della pelle di fronteggiare gli stress cui è quotidianamente sottoposta (per esempio l’esposizione ai raggi solari). Le fibre elastiche si riducono e in conseguenza della minore elasticità cutanea si formano più rapidamente le rughe e si distendono più rapidamente i tessuti, con maggior tendenza alla flaccidità e ai fenomeni di ptosi mammaria e di “bottoming out” (discesa verso il basso del polo inferiore del seno, che oltrepassa così il solco inframammario).
Nel breve termine il fumo in prossimità dell’intervento aumenta tutti i rischi chirurgici a causa del ridotto flusso sanguigno della pelle, e ritarda la guarigione. Le cicatrici tenderanno ad essere più larghe e più visibili, e il rischio di infezione più alto. Bisogna considerare anche il rischio drammatico di perdere per necrosi areola e capezzolo o una loro parte, nonché il rischio di deiescenza (riapertura) delle cicatrici. Tutte queste complicanze porteranno inevitabilmente a una deformazione permanente dei seni con necessità di complessi interventi di ricostruzione e cicatrici irregolari e molto più visibili. Pertanto è raccomandato, in caso di intervento per mastopessi, un’astensione dal fumo almeno per 4-6 settimane prima dell’intervento e per 8-10 settimane dopo l’intervento.
Tutti gli interventi di chirurgia plastica o estetica comportano dei rischi. Fra i rischi della mastoplastica additiva si annoverano seppur con incidenza molto bassa: sieroma (raccolta di siero ovvero liquido); ematoma (raccolta di sangue); infezione; sindrome di Mondor (tromboflebite di vene toraco-epigastriche); rottura dell’impianto.
No. Le linee-guida e le raccomandazioni ministeriali impongono che l’intervento al seno per motivi estetici possa essere compiuto solo dopo il raggiungimento del 18° anno di età.
Il costo dell’intervento varia in base a una quantità di fattori: tipo di intervento (con o senza lipofilling), difficoltà di intervento e di conseguenza tempo operatorio, tipo di clinica con differenti costi sia di degenza che di sala operatoria. Considerando tutti questi fattori il prezzo può variare da a . La maniera migliore per avere un preventivo personalizzato è prenotare una visita col dottor Paganelli.
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