Devono essere tenute in considerazione: dimensioni del seno, qualità e quantità di tessuto mammario e cutaneo, preferenze della paziente. Se una donna ha un seno molto piccolo e/o con tessuto mammario molto sottile necessita di impianto sottomuscolare  per contrastare il rischio di visibilità dei margini dell’impianto e la comparsa del fenomeno del “rippling” ovvero di ondulazioni visibili sulla superficie del seno. Altri benefici della posizione sottomuscolare dell’impianto sono dati da: migliore e più naturale aspetto del seno sia nel breve che nel lungo termine; maggiore facilità nell’esecuzione di mammografie; minor rischio di contrattura capsulare.
Un impianto posizionato in sede sottoghiandolare (o sottomammaria) comporta un recupero più facile e più breve, generalmente meno doloroso, ed è indicato quando il seno ha un volume sufficiente per coprire gli impianti. E’ però più alto il rischio di specifiche complicazioni (rippling, contrattura capsulare) e i margini degli impianti sono più visibili.
Col passare degli anni i seni con impianti sottomuscolari e sottoghiandolari evolvono ed “invecchiano” diversamente. Un seno con impianti sottomammari avrà più elevato rischio di evidenziare rippling e visibilità dei margini mentre un seno con impianti sottomuscolari può sviluppare il fenomeno del “double bubble” (doppio margine) al polo inferiore per una caduta dei tessuti mammari rispetto all’impianto che è viceversa trattenuto dal muscolo e dalla capsula formatasi attorno a questo.